Chiedi(mi) chi era Senna

Il titolo e la foto in evidenza di questo articolo non sono scelti a caso, anzi, sono la copia spudorata della copertina del libro “Chiedi chi era Senna” uscito oltre 10 anni fa con la Gazzetta dello Sport e che fa bella mostra di sè nella zona dedicata a Magic della mia libreria.

Ora il perché di quel “Mi” tra parentesi nel titolo. Perché semplicemente è da parecchio che su queste pagine non parlo di Ayrton. Un po’ perché non sopporto le minestre riscaldate e quando ho l’ispirazione giusta punto a voler portare un Ayrton fresco, adatto in questo caso al 2022.

Quando la gente mi chiede di Ayrton Senna lo fa con un misto tra lo stupore e l’imbarazzo. Stupore perché non si aspetta che un ragazzo che non lo abbia mai visto correre ne sia così affascinato e dall’altra parte l’imbarazzo perché chi mi conosce sa quanto sia remissivo nell’esprimere il mio amore verso Ayrton a persone che non lo meritano o che non lo conoscono.

Scrivendo di meritocrazia vi aspettereste un qualcosa di esclusivo, in un certo senso lo è, nel senso,e scusate la ripetizione, che ne parlo con chi sa di questo mio interesse ed è interessato a comprenderlo. Quel “mi” però funge anche da apertura nei miei confronti per chi mi conosce e teme che parlando di questo io mi possa ritrarre o cambiare argomento. Nulla di più sbagliato io adoro parlare di Ayrton, portare quello che ha fatto, fa e farà per la mia vita.

Il suo esempio è per me uno dei più giusti, in particolar modo a livello umano, lascio da parte l’aspetto sportivo perché lì ognuno ha i propri giudizi e io non sono nessuno per, appunto, giudicare. Quindi la sua umanità può essere uno degli aspetti ideali per iniziare un’eventuale discussione.

Poche volte ho parlato di Ayrton in pubblico, soprattutto per scelta personale, tendo a tenere la sua figura legata ad una parte intima di me. Ciò nonostante non perdo occasione per mostrarla attraverso t-shirt e cappellini vari. Lo faccio per me stesso, non per farmi vedere anche se noto che non passano inosservate.

Non passano inosservate forse perché Ayrton è ancora in molti di noi, nei fortunati che lo hanno visto fare magie sui tracciati più famosi del mondo e in chi, come il sottoscritto, lo ha preso come punto di riferimento pur non avendo avuto quella fortuna.

Una cosa è certa, levate il forse di cui sopra, Ayrton è con noi e ognuno ne porta un ricordo ed un’esperienza diversa, questo è il bello. Quindi non abbiate timore di chiedermi chi era Beco. Sarò felice di parlarvene e sono certo che mi perdonerete e comprenderete i miei occhi lucidi, quasi sul punto di scoppiare in una valle di lacrime perché se una persona “vive di emozioni deve in qualche modo farle fuoriuscire.

Voglio chiudere con una frase del grandissimo Giorgio Terruzzi sempre di attualità:

Se Ayrton Senna resta nell’aria, nei nostri pensieri, è per la sua anima esposta, al pari dei sentimenti.

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