Lamborghini – The Man Behind the Legend: Ecco cosa ne penso

Premessa : Quanto segue è frutto di opinioni puramente personali e non vuole fungere da recensione della pellicola. Consiglio di vedere con i propri occhi il film al fine di trarre le proprie conclusioni in merito.

Decisi di dedicare il mio tempo alla visione del film vedendo il trailer che mi apparve nei consigliati di Youtube. Fui riluttante in quanto l’accoppiata Amazon Prime e regia americana per una storia italiana non era il massimo ma soprattutto perché la storia di Lamborghini già la conoscevo e soprattutto l’ho scoperta dagli uomini che con Ferruccio hanno contribuito a rendere Lamborghini ciò che è agli occhi degli appassionati: una storia unica. Tenete a mente queste ultime mie parole, dopo torneranno.

Il film inizia con un bambino che gioca con un Countach blu, quel Countach che tornerà nel film a dimensione naturale nella sfida tra Ferruccio ed Enzo. N.B. Enzo guida una Mondial che non è la diretta rivale del Countach quindi vi è incongruenza nel periodo a dimostrazione che nonostante l’enormi possibilità di creazione di un’ ottima biopic (questa è l’idea che il film prova a ricalcare) si è fatto “il compitino” e con questa definizione sono stato ancora gentile.

Ma dall’amore di un bambino passiamo alla storia di Ferruccio, ovvero dal suo inizio con i trattori, ecco sui trattori ci sarebbe da aprire una parentesi non bella, non me ne vogliano gli appassionati dei mezzi agricoli, ma guardando questo film da malato di macchine che si aspetta una bella parentesi su Ferruccio costruttore di auto mi trovo deluso e spiazzato. Non mi interessa di vedere la nascita del “Carioca” ovvero il primo trattore di Ferruccio per carità scelta carina ma si sarebbe potuto e dovuto dedicargli poco spazio.

Per non parlare delle parentesi legate alle auto che dimostrano quanto Bobby Moresco si sia poco interessato ad approfondire la tematica: una Topolino da 600 cavalli (originali) non è mai esistita e mai esisterà, 500 erano i centimetri cubici (ma si sa gli americani non sono studiati) per non parlare dell’evoluzione da 1500 cavalli che solo a scriverlo mi metto a ridere per non piangere – sono ancora i cm3 che con le dovute elaborazioni sono stati incrementati con l’aggiunta di un doppio albero a camme al posto del singolo.

Altro errore enorme che tutti i malati come me hanno notato è nella scena dell’ incontro tra Lamborghini e Ferrari per quella frizione della 250 GT che continua a rompersi, si può notare l’insegna di Ferrari – scritta in corsivo, senza il cavallino perché non sono state coinvolte nella produzione le case automobilistiche con lo slogan If you want to be somebody che si contrappone nella versione originale a Lamborghini – when you are somebody creando la storiella (falsa) che le Ferrari le compri se vuoi essere qualcuno mentre le Lambo le compri quando sei qualcuno (cavolata made in USA).

Si arriva alla creazione della Automobili Lamborghini con i test della 350 GT effettuati da Bob Wallace che compare fugacemente in alcune scene e si vede arrivare senza nulla se non un giubbotto chiedendo a Lamborghini stesso se può lavorare per lui dopo essere stato messo all’angolo da Ferrari e Maserati (la storia vera è molto diversa, ma non è questo l’articolo adatto per parlarne) e che parla molto con Ferruccio stesso spiegandogli quanto lui voglia realizzare un’auto da corsa. Situazione inverosimile ma che nel film si è molto stranamente verificata.

Oltre a Wallace si vedono di sfuggita in una scena di studio della 350 GT pre Ginevra gli ingegneri Dallara, Bizzarrini e il designer Scaglione discutere sulla tipologia di motore e relativo posizionamento e dopo aver trovato la soluzione brindare con le tazze del caffè (io sapevo che in Emilia si produce il vino).

Tornando a quella macchina da corsa, Ferruccio la disegna su un tovagliolo durante una cena, ecco quella macchina da corsa è la Miura che tanto amo (è stata uno dei primi articoli scritti su questo blog) che in realtà è stata disegnata dal maestro Gandini. Poco importa se prima dei titoli di coda viene riconosciuta l’ideazione e la creazione della Miura a Stanzani e Gandini spiegando che non sono stati inseriti per mancanza di tempo (due figure così importanti non si sono potute inserire in 90 minuti? Ma chi volete prendere in giro… ). Quel disegno è la perfetta rappresentazione di cosa non sia una biopic e di come si sia impostata male una storia così grande ed importante come quella di Ferruccio Lamborghini.

Il film è diviso in capitoli e nel terzo e ultimo si “approfondisce” la fine di Lamborghini con l’insurrezione degli operai, di cui la figura di spicco è il rapper Clementino che appare in piccolissimi camei e non si capisce come sia arrivato a lavorare come operaio a Sant’Agata. Dimostrazione ulteriore del poco studio dietro ai personaggi secondari (ed anche primari) da parte di Moresco e Co.

Inoltre per farmi del bene e riprendermi, una volta finito il film, ho rivisto le interviste fatte da Davide Cironi agli uomini che hanno contribuito a far si che Lamborghini sia quello che è oggi per gli appassionati. Si sarebbe potuto prendere spunto da esse e fare un ottimo prodotto.

Purtroppo si è preferito fare un filmetto sapendo che il pubblico che l’avrebbe guardato è un pubblico che Ferruccio non sapeva e non sa chi sia e che soprattutto non andrà ad approfondire la sua figura ecco perché Grillo manca del carisma del vero Ferruccio quel carisma che nel suo essere semplice e genuino riesce ad ammaliarti. E’ stato bravo ma chi gli ha cucito il personaggio si è limitato ed anche di molto.

Quindi come chiudere questo pezzo molto critico? Semplice: ho perso un’ora e mezza della mia vita per un film che non è una biopic e che soprattutto non ha nulla a che fare con la storia di Lamborghini come costruttore di automobili. Basti vedere che la macchina nata sul tovagliolo si presenta veramente sul finire del film con Ferruccio che la guida sul lato sbagliato della strada – non è l’esemplare di proprietà di Ferruccio di colore rosso ma è uno di colore giallo – per capire fino in fondo cosa questo film è: ovvero un’americanata realizzata per fare profitto su una figura che ha una fama leggendaria.

Parafrasando una frase del grandissimo Ing. Nicola Materazzi I film sulle auto li devono produrre gli appassionati di auto.

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