Fellini Degli Spiriti – La mia recensione

Fellini degli spiriti è stato il film più atteso da parte mia per l’anno appena passato, causa pandemia non ho potuto vederlo al cinema ma grazie alla Rai, che lo aveva trasmesso in seconda serata su Rai 1 il 2 gennaio, e al suo servizio di Streaming RaiPlay me lo sono potuto gustare direttamente a casa.

Le mie aspettative per questo documentario non nascondo che erano alte, trattare un personaggio come Fellini dal punto di vista più intimo ed intimista, sia artisticamente che privatamente non è stato certamente facile per la regista Anselma Dell’ Olio che comunque è riuscita secondo me parzialmente nel suo intento.

In questa pellicola la vita di Federico sia professionale, davanti alla sua amata macchina da presa, che intima è stata trattata in quasi tutti i suoi particolari e questo risulta evidente a chi conosce il regista riminese, io ho compiuto studi sulla sua figura ed avendo analizzato sia la persona che il regista in maniera approfondita mi sono ritrovato nel ritratto che le persone intervistate hanno tracciato di lui. Quindi l’ho molto apprezzato.

Al contrario, se questo film lo dovesse guardare una persona che ha poca dimestichezza con l’arte felliniana non è facile comprenderne a pieno il messaggio e questo per me è sbagliato. In quanto documentario, questo, dovrebbe essere fruibile ad un numero più vasto di persone con la consapevolezza che tra queste ce ne potrebbero essere alcune che Fellini neanche lo conoscono.

Il vantaggio di un lavoro più aperto? Far scoprire Federico Fellini per poi andare a guardare le sue opere, quelle che lo hanno reso uno dei registi più affermati nella storia del cinema mondiale. Ecco perché ho definito parziale l’operato della regista.

Si tratta complessivamente di un film “di nicchia” che sa apprezzare chi conosce quello che sta vedendo e quindi per me, qualora foste interessati alla visione, è bene prima conoscere il personaggio per essere pronti a vedere questo film avendo un ottimo bagaglio di fondo legato alla sua figura.

Personalmente ho particolarmente apprezzato la disamina su due delle figure più importanti della vita di Federico Fellini (al di fuori di Giulietta Masina naturalmente) ovvero il sensitivo Gustavo Adolfo Rol e Nino Rota l’artista dietro alle musiche dei film del Maestro. In particolare la figura di Rol è quella che ha dato il là al titolo della pellicola.

Si vede infatti un Fellini che parla liberamente di rapporti con l’aldilà e dei sogni (a questo proposito vi consiglio il Libro dei Sogni per me il suo Testamento) temi cari al regista ma allo stesso tempo strettamente personali.

Ne viene fuori quindi un ritratto intimo dal punto di vista emotivo e spirituale che avvolge di una luce diversa la persona di Federico Fellini permettendo di apprezzarne anche gli aspetti più inediti che poco centrano con la sua attività cinematografica.

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